mercoledì 11 dicembre 2013

Buon 2014...

Un nuovo anno....da sfogliare. Ho realizzato questo calendario scaricabile gratuitamente, da stampare e rilegare. Ho racchiuso, tra i mesi, alcuni dei miei scatti più belli dedicati alle piante acquatiche. Per scaricarlo basta andare sul'anteprima dopodiché basta cliccare in basso Share e poi...Download. Un felice nuovo anno a tutti!!

domenica 8 dicembre 2013

Uccello del Paradiso

fiore di Strelitzia reginae (uccello del paradiso)

Canon eos 7D, canon 24-105mm L IS USM, f/5.6, 1/125, ISO 200

Water Lilies Dreaming - Timelapse

Un altro filmato realizzato dall'osservazione delle ninfee direttamente dal mio laghetto. In quest'altro video ho voluto giocare con la scena iniziale di un bambino che si diverte a dare del cibo ai pesci rossi. La briciola di pane è la chiave che apre ad un mondo incantato dove sotto e fuori dall'acqua tutto si rivela nella sua straordinaria bellezza.  Protagonisti sono ancora una volta le ninfee tropicali e il fiore di loto. Lo schiudersi dei fiori è stato catturato tramite la tecnica del timelapse, che consente, attraverso una sequenza di scatti consecutivi eseguiti ad intervalli regolari, di condensare l'azione in pochi secondi, permettendo di cogliere così movimenti altrimenti impercettibili.....Buona visione!




sabato 7 dicembre 2013

Composizione di piante grasse

Chi non è stato mai attratto da una composizione di piante grasse? Le composizioni di cactus sono belle da vedere, perché creano un mix piacevole di forme e colori tutti diversi tra loro. La varietà di spine, tonalità, forme, permette di accostare diverse specie tra di loro per realizzare composizioni originali e di richiamo, ideali da collocare in angoli riparati del giardino o terrazzo. Spesso però assistiamo a realizzazioni non proprio adatte per questo genere di piante. Piante con esigenze diverse si trovano a convivere in contenitori minuscoli, riempiti di torba, sassi colorati, fiori finti incollati, che risultano di cattivo gusto ancor prima di essere inadatti ad una corretta crescita delle piante. Le composizioni sono belle da vedere, ma andrebbero sempre realizzate nel rispetto delle piante di cui si compongono. Le piante grasse impiegano anni prima di fiorire e raggiungere dimensioni consistenti e sarebbe un peccato perderle per degli errori facilmente evitabili. La condivisione dello stesso substrato può essere un rischio qualora una pianta si ammali. Funghi e parassiti radicali possono infatti facilmente infettare anche le altre piante. Se dovessimo commettere un errore nelle innaffiature, l'umidità trattenuta nel terreno resterebbe la stessa per tutte le piante con le dovute conseguenze per tutte. Meglio quindi lasciarle in vasi singoli in modo da gestire ciascuna secondo le proprie esigenze.
In una ciotola di terracotta molto grande, circa 1 metro di diametro, ho ricreato una composizione con alcune grasse che avevo sparso un po' ovunque.



Ho dapprima sistemato le piante in vasi più grandi in modo da lasciarle così per qualche anno, senza disturbarle nuovamente. Per il travaso ho preparato una composta classica per cactus, miscelando 1/3 di terriccio universale, 1/3 di pomice ed 1/3 di lapillo ( qualunque altro materiale inerte a granulometria fine va bene). E' una composta generica adatta per la maggior parte dei cactus, che andrebbe corretta in base alle esigenze specifiche di ogni specie. La caratteristica è quella di essere ben drenante in modo da non favorire ristagni idrici. Ho poi collocato ciascun vaso cercando di disporre le piante alte sullo sfondo e quelle basse in primo piano. Ho riempito il vuoto tra i vasi con dell'argilla espansa grossolana fino a un paio di centimetri dal bordo della ciotola. Ho infine coperto la superficie con del lapillo e qualche roccia, in modo da dare un aspetto più naturale alla composizione. Per dare l'idea di una piccola collezione ho realizzato dei cartellini identificativi riportanti il nome scientifico di ciascuna specie, collocati accanto ad ogni piantina. 






giovedì 5 dicembre 2013

Mostra mercato all'Orto Botanico di Portici

Ubicazione: Portici NA, Italia
All'Orto Botanico di Portici la IV mostra mercato dedicata all'artigianato natalizio con visite guidate ai giardini


per saperne di più basta consultare il sito della Facoltà di Agraria direttamente da qui!

mercoledì 4 dicembre 2013

Isole in un mare di smeraldo

Il baccello del loto nano Hong Lin Jin pieno di semi sembra evocare un arcipelago di isole immerse in un mare smeraldo.

Canon eos 7D, tamron 90mm , f/5, 1/60, ISO 400

Mini Pond per piccoli spazi

Mini Pond (letteralmente dall'inglese... piccolo laghetto) è un'espressione usata per indicare piccoli giardini acquatici adatti ad ambienti che non godono di spazi sufficienti per la realizzazione di un laghetto in piena terra. E' possibile infatti trasformare contenitori più o meno grandi in angoli lussureggianti attraverso la giusta combinazione di piante acquatiche, che trovano spazio su terrazzi, cortili o balconi, regalano piccole oasi di tranquillità e natura.  Qualunque contenitore, purché sia impermeabile, è adatto a trasformarsi in un piccolo stagno. Le piante acquatiche sono molto rigogliose e resistenti, oltre ad avere una crescita veloce ed offrono una gran varietà di forme e colori, basta scegliere le varietà adatte al nostro piccolo e delicato ecosistema.

Nella foto ho realizzato un mini pond da terrazzo con materiali semplici e di facile reperibilità.
Come vasca ho utilizzato un mastello grande in plastica dal diametro di 1 m circa, mascherato da piastrelle in legno e una bordura, anch'essa in legno. Ho riempito lo spazio vuoto tra il bordo del mastello e il perimetro della recinzione con vasi e bottiglie in plastica, quanto basta per stabilizzare e per creare una base solida sulla quale poggiare i vasi per le piante esterne allo stagno. Sistemati i vasi ho poi fissato con una sparachiodi del telo verde in polipropilene a copertura dello spazio creato tra il bordo del mastello, dei vasi e della recinzione in modo da creare un unico livello, al di sopra del quale ho posto un leggero strato di corteccia. Il bordo del mastello è stato poi ulteriormente nascosto con delle rocce. Trattandosi di contenitori relativamente modesti è opportuno orientarsi su piante non troppo grandi oltre a ricordarsi di sfoltirle vista la velocità con cui si propagano. Ciascuna pianta andrà sistemata in base alle sue naturali esigenze. Le piante ossigenanti, fluttueranno nell'acqua liberamente e garantiranno il giusto apporto di ossigeno all'acqua. Tra queste, l' Elodea è una facile soluzione. Come piante sommerse ci sono varietà di ninfee nane e piccole adatte a questo scopo. Le ninfee, come le altre piante, vanno sistemate in contenitori con della normale terra da giardino alla quale verrà aggiunto un po' di concime a lenta cessione. In base alla diversa profondità andranno poi rialzate o meno attraverso dei sostegni. Le piante palustri, sono invece collocate ai margini, a pochi cm di profondità. Tra queste ho scelto: Iris pseudacorus, Lythrum Salicaria, Ludwigia grandiflora, tutte fiorifere e diverse fra loro per foglie e portamento. Esternamente alla vasca hanno trovato posto invece dell' edera nana, maggiorana e tradescantie.  



L'acqua resterà pulita grazie all' azione fitodepurante delle piante acquatiche che attraverso le radici assorbiranno le sostanze organiche restituendo un'acqua limpida. Pertanto più piante ci saranno e maggiore sarà l' azione benefica sull'acqua. Se nelle vicinanze ci sarà una presa elettrica, potremo ricreare una piccola cascata per smuovere l'acqua, oppure in alternativa si potrà optare per una piccola pompa ad energia solare. Un piccolo stagno da terrazzo è un microcosmo ricco di vita che regalerà piacevoli scoperte nell'osservazione quotidiana. Tra i piccoli animali che popoleranno il nuovo ambiente le zanzare saranno senz'altro le meno gradite da parte nostra. E' cosa diffusa associare l'acqua stagnante alle zanzare, ed è vero perché in essa depongono le uova dalle quali nasceranno le larve. Ma basta inserire qualche pesciolino rosso oppure delle gambusie, (pesciolini voracissimi di larve di zanzara) per godere senza problemi il nostro mini pond!











Una tinozza zincata e riempita d'acqua collocata ai margini dello stagno. In essa: acorus gramineus variegato, giacinto d'acqua e un piccolo Buddha in pietra per restituire un'atmosfera zen all'intera composizione.

lunedì 2 dicembre 2013

Water Lilies blooming - timelapse in HD

Un filmato realizzato da me qualche anno fa e che ha avuto molto successo in rete, nato dall'osservazione dello schiudersi delle ninfee direttamente dal mio stagno. Ninfee danzano sull'acqua esplodendo nelle loro straordinarie fioriture. Insieme ad esse, quelle di Pontederia Cordata, Ludwigia grandiflora, Nymphoides peltata, accompagnano il risveglio all'alba di uno stagno. Il filmato è stato realizzato con tecnica timelapse, ovvero scattando migliaia di fotografie ad intervalli regolari, poi unite a formare un'unica sequenza video tale da rendere così visibili in tempi brevi, movimenti altrimenti impercettibili all'occhio umano. 




Dietro le scene...

Avevo in mente da tempo qualcosa del genere e vista la disponibilità di avere un piccolo stagno in giardino e l’abitudine estiva ad alzarmi molto presto al mattino, ho pensato che non sarebbe stato difficile tirar fuori qualcosa di interessante pur restando comodamente a casa.

Per l’esecuzione degli scatti ho utilizzato:

Canon eos 7D
obiettivo canon 24-105 f/4 L IS USM
treppiedi cullmann magnesit 525
scatto remoto con intervallometro
filtro polarizzatore circolare  (CPL-PRO1 DIGITAL –HOYA)

Per l’elaborazione video:

Quick Time Pro v.7.5
Sony Vegas 10 pro
Fonti audio da www.jamendo.it
Ho impostato la fotocamera in modalità M in modo da avere un controllo manuale dei settaggi. Bilanciamento del bianco anch’esso settato su manuale.

f/ variabile tra f/8-f/11
t  non superiore a 1/100
iso variabile tra 100 o 400.
Messa a fuoco manuale.
Frequenza di scatto ogni 5 sec.

Fotocamere come la Canon eos 7D sono dotate di monitor LIVE VIEW che permette di vedere in tempo reale l’immagine su un piccolo display, permettendo così di verificare istantaneamente come varia la luce in base ai diversi parametri scelti, oltre a poterla ingrandire  per avere una messa a fuoco davvero precisa.

Ho impiegato un filtro polarizzatore circolare (CPL) per eliminare i riflessi sull’acqua e sulle foglie quando ritenevo necessario, per avere un’immagine più “pulita” e satura, che risaltasse maggiormente su uno sfondo completamente scuro.

Oltre le impostazioni sono del parere che bisogna avere una conoscenza preliminare dell’oggetto del nostro timelapse. In questo caso conoscevo pressappoco il tempo che avrebbe impiegato il fiore per schiudersi (circa 30 minuti). E’ stato necessario conoscere preventivamente come si sarebbe comportata la luce durante questo tempo. Il sole all' alba illuminava lo stagno in diversi punti e se durante il suo percorso la luce abbagliante fosse capitata su un fiore mentre si schiudeva, avrebbe rovinato la sequenza, “bruciando” le luci (visto che le impostazioni manuali iniziali, con il fiore in ombra, non sarebbero state più idonee). Ho preferito mantenere un’ immagine iniziale leggermente sottoesposta in modo che, col passare del tempo ( e degli scatti ) aumentando la luminosità naturale, la foto sarebbe risultata correttamente esposta per tutto il tempo necessario a completare la sequenza. Lo stesso ragionamento vale anche per lo sfondo e qualunque altro elemento entri nell’ inquadratura: conoscere preventivamente come si comporterà la luce su tutti gli elementi che compongono la nostra immagine è fondamentale per non commettere errori che potrebbero compromettere ore di lavoro.

Osservare il fiore precedentemente mi ha fatto capire molte cose che sono state determinanti per la realizzazione. Le ninfee, appena schiuse, non restano ferme, ma si orientano seguendo i raggi del sole. E’ opportuno, quindi, prevedere più o meno quale sarà la parabola che il bocciolo descriverà nella nostra inquadratura al fine da avere tutto correttamente inquadrato e nulla risulterà tagliato o fuori campo durante l’intera sequenza. Ho disattivato la funzione Live View prima dell’avvio alla sequenza, in modo da avere sia un risparmio di batteria che una riduzione del tempo necessario alla macchina per memorizzare la foto sulla scheda CF ( in pratica quando la lucetta rossa resta accesa ed indica l’elaborazione in corso). Una volta accertatomi della messa a fuoco esatta e della corretta esposizione, è infatti inutile averlo ancora attivo. Per l’editing video un primo passo è quello di trasformare le migliaia di foto raccolte in sequenza in movimento.  Quick Time Pro è di facile utilizzo ed è molto intuitivo. Da File > Apri sequenza immagini. Basterà selezionarne la prima foto in ordine numerico che automaticamente il programma importerà tutte quelle successive in ordine crescente (è consigliabile quindi ordinare le foto in cartelle per essere sicuri che in ciascuna ci siano solo immagini dello stesso tipo ed appartenenti alla stessa sequenza, numerate in ordine crescente). Si sceglierà poi il frame rate ovvero la velocità di fotogrammi/secondo che il filmato dovrà sviluppare. (è consigliabile 24fps per avere video fluidi facilmente caricabili sul web ). Occorre poi esportare la sequenza come filmato. Da File > Esporta, impostando i parametri che si desidera tra la frequenza dei fotrogrammi e la risoluzione finale, oltre al formato. (personalmente ho impostato 24fps a 1280x720 (HD) in formato MOV.) Ottenuti così i diversi video  per ciascuna sequenza fotografica, ho utilizzato come software di editing video Sony Vegas Pro 10, con il quale ho montanto il tutto sincronizzando la traccia audio. (jamendo.it è un’ottima fonte di brani non commerciali, realizzati da artisti emergenti. La varietà per generi e artisti è tanta.). In Sony Vegas ho corretto, laddove fosse necessario, di contrasto e luminosità. Il formato finale è stato .mp4 (ideale per il web). Ho conservato l’HD ovvero 1280x720 come risoluzione e 24fps.

Una collezione pungente

Una carrellata sulla mia piccola collezione di cactus....Buona visione!

Vasi dipinti a mano

Decorare vasi di terracotta può essere utile talvolta per vivacizzare angoli del nostro giardino o terrazzo. Basta non esagerare e combinare nel modo giusto il tutto, avendo cura di scegliere poi il luogo adatto dove collocare le nostre creazioni. Spesso ci ritroviamo con vasi malandati o con ambienti monotoni dove un tocco di colore non guasterebbe. Tonalità del giallo, blu, rosso, ben si adattano al verde delle piante.
In alcuni casi il colore è l'elemento dominante in un ambiente ricco di piante: basta ricordare i giardini messicani, arabi, indiani o i patio andalusi. Senza arrivare a tali livelli anche un singolo vaso dipinto nel modo giusto può diventare un piacevole punto di attrazione.




Decorare un vaso per le piante palustri

Qui di seguito vi voglio mostrare come ho riutilizzato un vecchio vaso di terracotta.
Si tratta di un vaso dalla bocca molto ampia, alto circa 50 cm, già bello per le incisioni stilizzate alla base.
L'idea finale era quella di ricreare un contenitore per piante palustri dall'aspetto un po' etnico, ideale per piccole piante di loto.
Ho provveduto prima all'impermeabilizzazione, ostruendo il foro alla base con del cemento e rivestendo tutto l'interno con della guaina liquida (quella che si usa per isolare terrazzi).
Una volta asciugato l'interno ho cominciato a dipingere l'esterno. Non siate meticolosi, qualunque errore si commetta con il colore, può sempre essere corretto! Ho steso una mano di verde smeraldo per la fascia superiore, sfumandola con del rosso mattone, scuro nella parte centrale e più chiaro alla base. Per il bordo del vaso ho invece usato del rosso carmino. Alla fine, per dare un tocco di antico, ho spennellato la fascia verde superiore e le incisioni alla base con dell'acrilico dorato. Per ottenere questo effetto basta sporcare appena le setole del pennello e spennellare sul colore di base quando è già asciutto.

Trascorsi un paio di giorni si può poi procedere alla collocazione delle piante al suo interno. Ho riempito il vaso di terra da giardino e un po' di concime a lenta cessione fino a circa 10 cm dal bordo. Ho poi aggiunto l'acqua fino all'orlo. Ho sistemato un rizoma di loto nano sul substrato e ho infine collocato il vaso dinnanzi al laghetto in posizione luminosa. L'idea è quella di creare una certa continuità dell'ambiente acquatico attraverso punti di richiamo esterni al laghetto. L'importante, quando si coltivano piante acquatiche, è di controllare costantemente il livello dell'acqua affinché la pianta conservi le radici nel fango.




Allo stesso modo ho decorato un'anfora, anch'essa dedicata alle piante acquatiche. Ho utilizzato tonalità vivaci, come il blu e il rosso, per creare un forte contrasto con il verde brillante delle piante palustri.
Le piante palustri sono piante a rapida crescita, rustiche, per nulla esigenti, in grado di regalare soddisfazioni con poche attenzioni... Ho sfruttato in questo caso l'altezza dell'anfora per creare una composizione di piante su due livelli. La Pontederia cordata ha infatti uno sviluppo verticale, con foglie lanceolate dal verde brillante e fiori blu, mentre la Ludwigia grandiflora segue un portamento ricadente e crea un piacevole contrasto con la delicatezza dei suoi fiori gialli.                                                                                                                                                                            
                                                                                          





Geometrie e colori vivaci per le piante grasse

La scelta del colore è una valida alternativa anche per dare risalto a piante succulente. Cactus e crassulacee ben si prestano a questo genere di realizzazioni. La varietà di forme tra le piante grasse offre una grande opportunità di combinazioni. L'aspetto insolito, le geometrie naturali, il contrasto tra le spine e la meraviglia dei fiori, già da sé sembrano appartenere ad un mondo fantasioso...















Per questo genere di piante preferisco decorazioni geometriche, astratte, oppure a tinte unite. I vasetti in foto sono stati realizzati con colori acrilici fissati con della vernice spray trasparente.






Il giardino di Lady Susana Walton

Ubicazione: Forio NA, Italia
Serra dell'Amazonica
A guardalo adesso sembra impossibile immaginare come questo luogo sia stato in passato un'arida cava di pietra vulcanica tappezzata da mirti. Il giardino "La Mortella" è un luogo di cui è difficile non restarne sorpresi. Considerato tra i giardini privati più belli d'Europa, La Mortella è molto più di una, seppur eccezionale, collezione botanica. E' il frutto di un progetto guidato dalla passione per l'arte e la natura i cui risultati lasciano senza fiato. Una collezione botanica inserita in un contesto del tutto particolare e unico, quello dell'isola d'Ischia, che ha visto mescolare la macchia mediterranea a specie esotiche provenienti da ogni parte del mondo. Il giardino fu realizzato per volontà di Lady Susana Walton, donna carismatica di origine argentina, moglie del grande compositore britannico William Walton, considerato uno dei più grandi compositori del XX secolo, che dal 1949 scelse Forio d'Ischia come dimora. L'amore reciproco di una coppia, l'amore per la botanica, quello per la musica e per l'isola, diede origine, a partire dal 1956, ad un immenso giardino progettato dal paesaggista Russel Page. Fu Lady Susana, esperta di botanica e grande collezionista, a curare personalmente la scelta di ogni pianta nonchè a guidare il progetto nella sua realizzazione. Il parco si rivela interessante non soltanto per la collezione che ospita, ma per l'architettura e gli ambienti in esso ricreati. Un dedalo di sentieri, scalinate, terrazze panoramiche, guidano il visitatore attraverso il parco collegando la parte bassa, La Valle, con quella alta, La Collina, che offre una serie di scorci panoramici su Forio. 


La grande fontana
Una volta varcato l'ingresso una serie di fontane e giochi d'acqua conducono alla Fontana Grande, dove nell'acqua, rotta dallo zampillio della fontana, crescono rigogliose ninfee dai colori sgargianti, fiori di loto e papiro egiziano. Attorno, una macchia rigogliosa tipica degli ambienti umidi tropicali e subtropicali costituita da Alocasie, Colocasie dalle foglie enormi brillanti, felci giganti e arboree, piante epifite, che pendenti da palme ed alberi esotici colorano il tutto dando vita ad una scenografia lussureggiante. Nascosta dalla vegetazione e seguendo i giochi d'acqua che ovunque si aprono, si scorge la Serra della Victoria. Entrarci è come ritrovarsi in un dipinto di Rousseau, con la differenza che qui tutto è realtà e naturale. La serra ospita la ninfea gigante amazonica in una vasca circolare dove dalla parete di roccia, un mascherone scolpito da Simon Verity ed ispirato alla composizione "Façade" di Walton, getta acqua dalla bocca spalancata. In primo piano una vegetazione lussureggiante e multicolore raccoglie orchidee e bromeliacee. Ogni singolo metro rivela una straordinaria cura e minuzia nel più piccolo dettaglio. Nulla è lasciato al caso. Proseguendo nuovamente verso monte i sentieri conducono dolcemente a diverse terrazze.


ninfea gigante Amazonica
Durante il percorso è affascinante poter scorgere la maestosità del giardino dall'alto e di come questa parte sia depressa rispetto al resto appunto per consentire un microclima umido e favorire la crescita di piante tropicali. Una serra dedicata esclusivamente alle orchidee rivela una collezione eccezionale, mentre alcune voliere accolgono diverse specie di pappagalli. Affacciata ad una terrazza che apre lo sguardo verso tutta la baia di Forio, si erge una grande masso di pietra vulcanica che custodisce le ceneri del celebre compositore. Accanto ad essa una ricca collezione di Aloe donata da Carlo Riccardi. Superata la William's Rocksi estende il giardino mediteranneo che ospita molte specie native delle coste mediterranee. Nei pressi si colloca anche il Tempio del Sole, un edificio dalle pareti spesse il cui interno è decorato con bassorilievi ed affreschi dedicati ad Apollo e frasi tratte da opere di Walton. Aperture sul soffitto filtrano la luce che colpisce l'interno ricreando atmosfere suggestive. L'edificio racchiude tre ambienti ciascuno rappresentante un momento della vita: la nascita, l'età adulta e la morte. L'acqua, ancora una volta, fa da filo conduttore attraverso canali e vasche. La sensazione che si prova varcando l'ingresso è quella di entrare in un luogo di culto di ispirazione mitologica. Piante tipiche degli ambienti umidi decorano l'ambiente. Proseguendo in collina, si arriva alla Cascata del Coccodrillo, un grande laghetto circondato da agaphantus sulle cui sponde rocciose è collocata una scultura raffigurante il rettile. In esso ancora ninfee trpicali e la Euryale ferox, riconoscibile per le sue enormi foglie galleggianti spinose. Ritornando lungo il pendio, affacciandosi, si scorge il teatro greco, ricavato assecondando il naturale pendio della collina. Il teatro ospita concerti di musica sinfonica accompagnati da un'illuminazione suggestiva mentre l'incanto notturno della baia di Forio fa da sfondo. 


Passiflora incarnata
Salendo ancora, in un angolo nascosto del giardino, tra rivoli d'acqua, stagni lussureggianti, bambù e aceri giapponesi, troviamo la Thai House, un padiglione di meditazione thailandese affacciato su una distesa di fiori di loto. Infine, nella zona più alta, la Glorieta ospita rampicanti e  piante aromatiche dai profumi intensi che qui, riparate dai venti, riempiono l'aria dei loro aromi. Un tappeto di ciottoli di vetro blu, regalo del paesaggista americano Andy Cao circonda la Glorieta. I giardini La Mortella sono oggi parte della fondazione William Walton, creata per aiutare i giovani talenti negli studi di musica, offrendo loro corsi di alta specializzazione e progettando eventi di grande richiamo. Lady Susana, scomparsa nel 2010, era solita aggirarsi tra i giardini per accogliere con il suo sorriso i visitatori e dedicarsi personalmente alla cura del giardino, fiera di mostrare quell'angolo di paradiso creato da una donna che ha fatto della bellezza naturale la sua ragione di vita.


La Cutura: un sogno diventato realtà

Ubicazione: 73030 Giuggianello LE, Italia
Siamo in Puglia, nel Salento, in quell'estrema propaggine della penisola che, racchiusa tra i due mari, è tanto nota per i suoi uliveti, per la sua storia, per il suo mare cristallino dalla sabbia bianca. Un viaggio nel Salento è una continua scoperta di luoghi ancora selvaggi e incontaminati dove la tradizione popolare vive quotidianamente dei gesti e nel folklore del popolo salentino. Salentino è infatti Salvatore Cezzi, fondatore del giardino botanico "La Cutura", un luogo straordinario ricco di fascino e di sorprendente bellezza che si trova a metà strada tra Palmeriggi e Giugianello, nell'entroterra leccese. Oggi al giardino botanico si affianca anche un ristorante gestito dai figli del fondatore che hanno aperto al pubblico l'intera struttura in modo da permettere al visitatore un luogo esclusivo ed unico nel suo genere in cui poter anche degustare qualche specialità culinaria tipica del luogo. Insomma una visita a " La Cutura" si trasforma presto in un abbandono totale dei sensi tanto che si resta inebriati dall'incanto del luogo. Il giardino così come il ristorante sono stati ricavati dalla ristrutturazione di un' antica tenuta  e già all'arrivo, da lontano, è riconoscibile, nella campagna circostante, l'area verde e lussureggiante che ne indica la presenza. Ad accogliervi potreste trovare lo stesso fondatore, che vi racconterà la sua storia appassionata di ex bancario con un' amore viscerale per la botanica ed in particolare per le piante grasse, suoi gioielli da collezione. Salvatore ereditò la tenuta da sua nonna, di origine spagnola ed i suoi numerosi viaggi furono da sempre occasione per conoscere e importare specie vegetali da ogni parte del mondo e tante furono le specie importate che la sua collezione si ampliò al  punto da trasformare la tenuta di campagna in un vero e proprio orto botanico. Si legge negli occhi di Salvatore con quanta passione quest'uomo abbia coltivato il suo amore: ed è quello che stupisce. E' un uomo la cui eleganza e compostezza traspare dai suoi gesti, dal modo in cui, con ovvio orgoglio, racconta e guida il gruppo di visitatori tra i sentieri del suo giardino, tra i corridoi delle sue serre. 

serra delle piante grasse

La Cutura non è un giardino botanico come gli altri. Qui, le aree da visitare sono divise in giardini ciascuno con il suo nome che suggerisce e raccoglie già il senso delle specie vegetali in esso ospitate. E tra i giardini svetta l'enorme serra in policarbonato alta  fino a 16 metri che ospita ben 2000 esemplari  di piante grasse e tropicali provenienti da ogni parte del mondo. La prima visita è quella al giardino roccioso, dove dimorano, all'aperto tra le rocce, agavi, cactus e opuntie di dimensioni enormi.Ma è nella serra che si resta senza fiato per la straordinaria varietà e la sorprendente bellezza delle specie messe a dimora.Cactus alti decine di metri, alcuni secolari, longilinei, globulari dalle forme e dalle sembianze più rare e insolite. Una collezione che il dottor Cezzi definisce unica in Europa. Un'opera mastodontica, la serra, che ricrea le condizioni ambientali adatte alla vita delle specie ospitate, talmente imponente da lasciare sorpresi: è questo il cuore dell'orto botanico, il fiore all'occhiello che raccoglie una collezione pregiata ed unica nel suo genere.  Dal giardino roccioso si passa poi al giardino all'italiana con le siepi geometriche e le piante officinali.Il percorso segue poi attraverso il giardino dei semplici, che accoglie specie poco esigenti ed aromatiche ed introduce al bosco di lecci, dove alberi secolari fanno da scenario a rappresentazioni ed eventi culturali che si tengono nella tenuta. Attraversato il bosco si passa poi al giardino segreto, chiamato così perchè nasconde agli occhi del visitatore delle meraviglie inaspettate come ex cave di tufo trasformate in serre per piante tropicali degli ambienti umidi o per agrumi rari. Il giardino segreto si anima anche di una fauna che vede  animali d'allevamento come galline faraone, fagiani, capre, anatre, cavalli ma anche daini e cigni neri che fanno bella mostra di sè rendendo il posto ancora più naturale e suggestivo. Nell'orto botanico trovano
anche posto un roseto che accoglie più di 100 varietà di rose , uno stagno, ricco di ninfee, canne palustri e papiri, ed una serra, ospitante invece le piante grasse da collezione, quelle più pregiate, quelle che non esistono in natura ma  che sono frutto di ibridi che Salvatore stesso ancora innesta e incrocia per ottenere le varietà più spettacolari e ricercate dai collezionisti di tutto il mondo.  Il dottore ci racconta  così  le tecniche di innesto e la dedizione necessaria per poter ottenere i risultati migliori, frutto di una pazienza partorita solo da un amore profondo per le piante. Ma La Cutura non è soltanto un immenso giardino. 

Realizzato da un'antica tenuta di campagna conserva ancora il cuore storico dell'edificio in quello che nel percorso è indicato come il borgo antico, ovvero quella parte del giardino dove attraverso il casolare, le mura ricoperte di vite, le otri e i tavoli imbanditi per la sera, si respira ancora il sapore dell'antica tradizione. Il borgo antico è per Salvatore "un piccolo angolo di Spagna". Qui, in effetti, i colori , i gesti delle donne affaccendate nei preparativi della cucina, l'ambiente caldo e rustico, rimandano ad atmosfere tipiche di quel luogo. Una visita in questo luogo straordinario si rivela dunque essere un'esperienza entusiasmante ricca di fascino ma anche di eleganza per la cura messa nella sua realizzazione. Qui nulla è per caso, ma ogni dettaglio diventa insostituibile ed essenziale. La musica classica iniziale che si diffonde nell'ambiente accoglie il visitatore assecondando la vista alla scoperta continua degli ambienti da esplorare. "Totò" ci dice che la musica classica fa bene alle piante, la sentono, la percepiscono e se il risultato è in quello che vediamo allora non resta che crederci! Il percorso si conclude al punto di partenza dove qui, a dimora sono messe in vendita alcune piantine grasse. Non resta che comprarne una, con l'idea di portare a casa un angolino di quel paradiso creato dalla passione e dalla volontà di un "bambino che amava le piante"







Due foglie non possono morire

Ubicazione: Portici NA, Italia
Welwitschia mirabilis

Nell'Orto botanico della Reggia borbonica di Portici (Na) alcuni esemplari di Welwitschia mirabilis custodite preziosamente in una collezione unica in Europa. Originaria delle aree desertiche sud-occidentali dell'Africa, tra la Namibia e l'Angola, questa pianta ha trovato nel suolo lavico e nel clima mite le condizioni favorevoli per vivere, tanto che soltanto qui  è possibile osservare esemplari di modeste dimensioni che costituiscono così il fiore all'occhiello dell'intera collezione. L'Orto è oggi parte della Facoltà di Agraria e tra le sue collezioni, quella delle piante desertiche è senz'altro la più importante per varietà (circa 600 specie). Ho visitato numerosi giardini botanici, ma quello che s'incontra qui è qualcosa di estremamente insolito e raro a vedersi. Sul substrato lavico e arido, un'ammasso contorto di foglie coriacee attorcigliate sembra rievocare specie primordiali dall'aspetto mostruoso.  Darwin stesso la definì "l'ornitorinco" del regno vegetale,  per indicarne l'aspetto peculiare e insolito.  Il suo nome in lingua afrikaans è tweeblaarkanniedood, il cui significato, " due foglie non possono morire",sottolinea la caratteristica della pianta di sviluppare foglie a crescita continua durante l'intera vita . Le foglie, nastroformi, larghe fino a 50 cm e lunghe fino a 5 m, crescono continuamente dalla base, seccando la parte terminale che col tempo ingiallisce e muore. Malgrado l'aspetto, hanno una remota correlazione con le gimnosperme (conifere...) per via delle piccole pigne che portano le infiorescenze. La longevità  della Welwitschia è tale che sono stati riscontrati esemplari di circa 2000 anni. Pertanto è da considerarsi un vero e proprio fossile vivente. 

Ad osservarla si fa veramente fatica a capire cosa si sta guardando tanto che appare strana, dura, contorta... sembra un mostro arrivato dalla preistoria, immagino lo spettacolo nel vederle nel loro habitat naturale, in Namibia, dove si trova l'esemplare più grande esistente con un'altezza di 1,40 m e un diametro di 4 m.

vedi l'Orto Botanico di Portici...


domenica 1 dicembre 2013

Il loto in vaso

loto nano cinese Hong Lin Jin
Il Loto è senz'altro una tra le più belle piante acquatiche, apprezzato per la bellezza dei fiori, grandi e delicati e per le foglie dall' indiscutibile fascino esotico. Originario dell'Asia e dell'America, è possibile coltivarlo con estrema facilità, essendo una pianta rustica, priva di esigenze particolari e in grado di sopportare il freddo invernale, purché la radice sommersa non venga colpita dal gelo. Trattandosi di una pianta palustre, vive a scarsa profondità con il rizoma immerso nel fango, mentre le foglie si elevano al di sopra della superficie con la classica forma tondeggiante e la caratteristica di essere idrofobiche grazie allo strato di cera che le riveste. Nella filosofia orientale il loto è una pianta dal profondo significato spirituale. Le radici che affondano nel fango rappresentano gli affanni della vita terrena, dai quali l'uomo eleva la propria anima, la cui purezza è rappresentata dal fiore e dalle foglie emerse. Il loto è una pianta dalle scarse esigenze che se lasciata crescere indisturbata può diventare addirittura infestante. Intere foreste di loto gigante (Nelumbo nucifera) hanno infatti invaso il fiume Mincio, in Italia, dopo l' introduzione nel 1921. Cresce ai margini di corsi d'acqua lenti o in stagni e laghetti. La propagazione avviene tramite la radice (rizoma) che  si allunga nel substrato fangoso durante la crescita dando origine a nuovi getti dai quali partiranno foglie e fiori. Le foglie compaiono in primavera e sono dapprima galleggianti, come quelle delle ninfee, poi man mano si elevano dalla superficie assumendo la classica forma.
baccello di loto
A seconda delle dimensioni le foglie possono allungarsi per una decina di centimetri, come accade per i loti nani, oppure superare il metro e mezzo, come nei loti giganti.
I fiori possono essere a petali singoli oppure pieni, con sfumature che vanno dal fucsia, al giallo e bianco e compaiono da Giugno a Settembre, a seconda della varietà. Durano tre giorni, dopodiché sfioriscono per lasciare posto al caratteristico baccello contenente i semi. Spesso lo troviamo come "fiore secco" nelle decorazioni floreali, riconoscibile per la sua classica forma a imbuto con delle cavità circolari in superficie.



Come coltivarlo
porzione di rizoma
Le differenti dimensioni oggi disponibili permettono di coltivare il loto in contenitori piccoli, medi o grandi, oltre a renderlo una delle piante più belle per abbellire laghetti e giardini acquatici più o meno grandi. Loti grandi necessitano di contenitori capienti (minimo 1 metro di diametro), in linea generale vale la regola che maggiore è il contenitore e il substrato a disposizione, e più rigogliosa e fiorifera sarà la pianta. Loti nani possono invece adattarsi a contenitori piccoli con un diametro minimo  di 40 cm.  Vasi decorati o contenitori circolari dalla bocca larga sono una buona soluzione per coltivare loti piccoli. Loti grandi possono essere invece coltivati in mastelli di plastica e collocati a loro volta in laghetto in modo da contenere la diffusione. E' possibile coltivare il loto partendo da seme oppure da una porzione di rizoma. Quest'ultima soluzione è senza dubbio la più pratica in quanto permette di avere una copia identica alla pianta madre, garantendone la fioritura nella stessa stagione. Da seme invece la pianta potrà impiegare diversi anni prima di produrre fiori.
E' necessario che la porzione di rizoma presenti un paio di nodi  e l'apice intatto (quello cioè dal quale la radice continuerà a crescere). Si pianta in primavera verso Marzo-Aprile. Il contenitore dovrà essere riempito di terra argillosa ( quella normale da giardino va benissimo), fino a 15 cm circa dal bordo e arricchito con del concime a lenta cessione. Grandi vasi dalla bocca larga sono l'ideale per coltivare questo genere di piante. E' preferibile che il contenitore sia circolare e privo di spigolature, ampio, in modo da permettere alla radice di crescere liberamente in modo lineare assecondando la curvatura del vaso senza trovare ostacoli che potrebbero danneggiarla. Il rizoma si posiziona interrandolo appena, avendo cura di lasciare scoperto l'apice.
Un sasso posto sopra di esso eviterà che galleggi una volta sommerso. Bisognerà poi aggiungere l'acqua fino ad un massimo di 15-20 cm dal substrato. La scarsa profondità favorisce il riscaldamento e stimola la produzione delle prime foglie. Il vaso va collocato in pieno sole. Caldo e sole diretto sono fondamentali. Le foglie, dapprima galleggianti e circolari cominceranno ad emergere diventando sempre più grandi e alte fino al raggiungimento delle dimensioni definitive. La fioritura va da Giugno a Settembre.  A fine estate la pianta termina il suo ciclo cominciando a seccare le foglie e a maturare i semi nel baccello. Con l'arrivo dell'autunno la parte aerea scomparirà completamente e la pianta andrà così a riposo fino alla primavera successiva dove produrrà nuove foglie. Con il passare degli anni è consigliabile sfoltire la radice per rinvigorire la pianta. Si dovrà quindi procedere a svuotare il contenitore con molta attenzione per evitare di rompere gli apici. Dall'unico rizoma si potranno ricavare porzioni che serviranno a produrre nuove piante. Da anni coltivo il loto sia in contenitori grandi, riposti direttamente nel laghetto, che in vasi decorati collocati in vari punti del giardino. L'acqua stagnante contenuta nei vasi può favorire l'habitat ideale per la proliferazione di larve di zanzara. Per contrastare ciò è consigliabile  introdurre qualche gambusia, un vivace pesciolino lungo un paio di centimetri noto per la sua voracità adatto a vivere in esterno in pochi litri d'acqua.

loto in laghetto


loto nano in vaso decorato



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